domenica 3 ottobre 2021

Nel nome del padre

 Mio padre era una persona con tanti difetti, ha avuto una madre pessima che invece di dargli amore gli dava odio e umiliazione e quando si è ritrovato a dover fare il padre a 21 anni, probabilmente non sapeva cosa fare e come gestire il tutto.
Si è sempre aspettato tanto da me, troppo, io dovevo fare quello che lui non era riuscito a fare; l'errore che commettono tanti padri; ero una promessa del calcio, quando avevo 11 anni il Cesena mi pagò sette milioni di lire per soffiarmi ad altre squadre, tra cui il Milan, era il 1989, altri tempi, il Cesena giocava in serie A e per giocare nel loro settore giovanile o eri bravo, ma proprio bravo o avevi le conoscenze, io ero bravino direi visto che mi hanno pagato così tanto ma tutti mi trattavano come se per forza dovessi diventare un campione affermato e mio padre era il peggio, era ossessivo; lui era un ottimno ciclista amatoriale che arrivava sempre nei primi dieci alla Nove colli e che ha vinto più di 300 gare tra circuiti, granfondo ecc...; mi ricordo che un'estate gli dissi che volevo correre anch'io in bici ma lui mi disse che dovevo giocare  a calcio PUNTO e questa situazione mi portò, con il tempo, ad abbandonare il calcio.
Quando avevo 15 anni mi comprò il Parma e parliamo del Parma di Nevio Scala, ma io invece di andare  a Parma mollai il calcio, troppa pressione e oggi come oggi non me ne pento....gli sport di squadra non fanno per me.
A causa di questo rifiuto il rapporto con mio padre peggiorò, ed arrivammo ad ignorarci completamente; io mi persi,  diventai uno sbandato .... ma per fortuna dopo un paio di anni mi ripresi, iniziai a correre ed ad andare in bici, senza un obiettivo, mi piaceva...poi decisi di imparare a nuotare, avevo 20 anni e sapevo solo stare a galla e nuotavo in modo pessimo così feci un abbonamento in piscina, senza fare corsi (grosso errore).
Fatto sta che imparai in fretta lo stesso a nuotare decentemente  e mi prese la spiga di fare triathlon, iniziai un pò per gioco a 25 anni, feci le mie prime gare senza aver mai fatto un lavoro specifico in nessuno delle tre discipline (una ripetuta o un medio non sapevo neanche cosa fossero) cmq capii presto che avevo delle qualità (al mio primo triathlon feci il quinto split nella frazione run) ma mio padre fingeva o non le vedeva, per lui avrei dovuto giocare a calcio  e seguire una strada che non mi apparteneva ma che rendeva tanti soldi, a distanza di anni posso capirlo ma era la mia vita, non la sua e spettava  a me decidere.
Fu però grazie al triathlon che ci riavvicinammo, quando iniziai a fare sul serio con gli allenamenti vinsi tutto a livello age-group e l'anno dopo passai tra gli Elite, mio padre iniziò a seguirmi ed ad allenarmi in bici e condividemmo emozioni che altrimenti non avremmo provato, finalmente eravamo padre e figlio.
Mi resta questo babbo di te, quei pochi ma intensi momenti che abbiamo condiviso nelle nostre trasferte alle gare,o quando guardavamo le mie gare alla rai e su Sky o quando mi convocarono in nazionale di duathlon, ti ho visto orgoglioso di me ed era quello che volevo.
Purtroppo la vita ha deciso però che non doveva durare e ti sei ammalato, di una malattia orribile, che ti ha logorato lentamente, hai patito per dieci anni, diventando una sorta di vegetale, una vita di merda priva di ogni senso logico che solo in un paese bigotto come questo poteva essere accettata e giustificata ma adesso che finalmente hai trovato la pace voglio dirti che per me restano solo i ricordi belli, non mi interessa se sei stato per un lungo periodo un "cattivo" padre (fare il genitore è il mestiere più difficile del mondo) perché so che non lo facevi apposta, nessuno ti aveva mai insegnato a farlo il padre ma ci hai provato, nel modo sbagliato magari ma lo hai fatto e per questo ti ringrazio; mi hai trasmesso l'amore per lo sport e anche per questo ti ringrazio; mi hai insegnato il senso della parola rispetto, mi hai insegnato  a non mollare mai e mi hai insegnato a fare tante cose che oggi mi tornano spesso utili e ad arrangiarmi da solo quindi GRAZIE BABBO.
Purtroppo temo che la mia carriera come triathleta sia finita, la schiena mi tormenta e non si trova una soluzione ma quando corro a piedi, incredibilmente, non ho male quindi mi metterò a fare i trail, dopotutto anche se è passato un pò di tempo ho un personale di 30 minuti e 42 secondi nei 10.000 metri e ho ancora qualche cartuccia da sparare, ci ritroveremo al traguardo a gioire insieme, in ogni gara sarai con me.
Ogni tanto prendo la bici da corsa e vado al mare a nuotare, non resisto e anche se quando torno ho mal di schiena per due giorni ne vale la pena; l'ultima volta ho portato Zeno dalla nonna prima di partire e l'ho caricato sulla bici da corsa, come facevi tu quando ti venivamo  a vedere alle gare, è stato bello ripensarci.
Ugo Foscolo nei "Sepolcri" scrive che i morti rimangono  in vita grazie a noi che li ricordiamo e non perchè ci sia un qualcosa dopo la morte, e io l'ho sempre pensata come lui.
Vivrai sempre nei miei pensieri, insieme al nonno a cui penso ogni giorno.
BUON VIAGGIO PAPA', OVUNQUE TU SIA.

"IL BENE SI FA MA NON SI DICE  E CERTE MEDAGLIE SI APPENDONO ALL'ANIMA, NON ALLA GIACCA." Gino Bartali



Vi consiglio un film molto bello, che tratta il rapporto tra padre e figlio e che mi ha sempre colpito nel profondo:

NEL NOME DEL PADRE di Jim Sheridan (1993)

Clicca per vedere


E una canzone:

 Neil Young "Old man" (Clicca x ascoltare e leggere il testo)


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