lunedì 24 febbraio 2025

Phoolan Devi

 




Phoolan Devi (Gurha Ka Purwa, 10 agosto 1963  Nuova Delhi, 25 luglio 2001) è stata una politica indiana. Il suo destino venne segnato dall'essere stata prima di tutto una sposa bambina, abusata e sottoposta a infinite angherie che la condussero ad essere una bandita. Le sue grandi capacità e la sua forza d'animo la portarono successivamente alla politica dove tentò, nella breve carriera, di difendere gli ultimi e i diseredati della sua terra.

Seconda di sei figli di una famiglia di dalit dell'Uttar Pradesh, appartiene alla casta Mallah, la più bassa della scala sociale. Il suo destino fu segnato dal fatto di essere stata una sposa bambina. Fu venduta in cambio di una mucca ad 11 anni dal padre ad un uomo di 20 anni più vecchio che la violentò ripetutamente e la trattò come schiava. Lei più volte tentò la fuga sino ad essere ripudiata all'età di 14 anni. La vita in famiglia fu difficile e non venne accettata dal villaggio, a 16 anni venne arrestata e come accade spesso, violentata ripetutamente in carcere.

A 21 anni fu rapita da un gruppo di banditi con a capo Vikram Mallah, una specie di Robin Hood indiano. Ne diventa la compagna con il nome di Bandit Queen. Ma Vikram viene ucciso e lei ridotta in schiavitù nel loro villaggio di Behmai dove per tre settimane viene stuprata dai thakur del villaggio. Riesce sorprendentemente a fuggire e da questo momento iniziò la sua leggenda. Cominciano le sue scorribande a capo di una banda e vendica dove capita le donne che hanno subito violenza con rappresaglie feroci verso i violentatori. Accetterà molte accuse, ma si dichiarerà sempre innocente rispetto alla rappresaglia nel villaggio in cui era stata resa prigioniera e violentata.

Le imprese della Bandit Queen continuarono fin quando negoziò le condizioni della sua resa con la polizia.
Ad attenderla c’era una folla di diecimila persone, tra cui oltre 300 poliziotti, giornalisti, politici e tanta gente giunta per vedere da vicino quella giovane donna ormai diventata una leggenda. Avvolta in uno scialle rosso, davanti alle migliaia di seguaci urlanti, consegnò le sue armi dopo essersi inchinata a mani giunte davanti al ritratto del Mahatma Gandhi e alla statua di Durga, la dea che rappresenta il potere e che venerava, con la quale veniva spesso identificata. Da lì proveniva il soprannome Devi, dea, con cui era comunemente appellata.
Mentre era detenuta subì un’isterectomia, il medico che l’aveva operata affermò che voleva impedirle di mettere al mondo altre donne come lei. La sterilizzazione forzata era una pratica sovente usata contro le donne socialmente emarginate o detenute.
Dopo aver trascorso 11 anni in prigione viene rilasciata ed inizia così il suo percorso politico non violento per dare voce alle caste più basse della popolazione dell'Uttar Pradesh, e venne eletta in Parlamento con il Partito Socialista Samajwadi.

Nonostante le numerose minacce le venne tolta la scorta e fu uccisa una notte mentre tornava a casa dal Parlamento. Era il 25 giugno del 2001 e aveva solo 37 anni.
 Venne colpita da nove proiettili, vana fu la corsa in ospedale. Aveva 37 anni. Il principale sospettato, Sher Singh Rana, confessò di averla uccisa per vendicare i morti nel villaggio di Behmai. L’uomo, nel 2014 è stato condannato all’ergastolo, gli altri dieci imputati vennero assolti. Si parlò di depistaggio e occultamento delle prove.

Nel 1994 è uscito Il film "Bandit queen", ispirato alla sua vita; la pellicola ha avuto molto successo, facendola conoscere anche  in Europa ma Phoolan Devi ha contestato il film, sopratutto per il fatto che nel film le viene attribuito il massacro del villaggio di Behmai del quale si è sempre dichiarata innocente.
Bellissima la colonna sonora composta da Nustrat Fatih Ali Khan.

Nel 1996 è uscita la sua autobriografia "Le mie cento vite. Da paria a eroina popolare, storia di una donna indiana diventata leggenda".

Phoolan Devi è stata una donna che ha subito ogni sorta di angheria soltanto per essere nata femmina, che in quella parte di mondo, ancora oggi è considerata la peggior disgrazia che possa capitare in una famiglia. Ma non si è mai arresa, non si è lasciata soggiogare, ha scelto la libertà, fino all’ultimo giorno della sua vita.